domenica 31 agosto 2014

Visto J1 - Condizioni Iniziali

Come promesso, volevo iniziare questo blog con un argomento la cui trattazione secondo me può risultare estremamente utile a chi attualmente sta affrontando il processo di ottenimento di un visto J1 per l'america, e in alcuni casi un visto in generale. Premetto che non sono assolutamente un esperto dell'argomento, anzi, sono sicuro che molte considerazioni sono specificatamente relative alle caratteristiche del mio percorso. Per questo motivo preferisco mettere le mani avanti e limitarmi a riportare semplicemente la mia esperienza.

In questo post parlerò a grandi linee di come quando e perchè mi sono trovato a fare richiesta di visto J1. A valle di tutto ciò, ritengo infatti che il mio background formativo abbia avuto un impatto decisivo nel destare l'interesse dell'azienda.

Man mano che il numero di esami rimanenti della magistrale (ingegneria elettronica) andava assottigliandosi, cominciavo a pensare sempre più frequentemente al fatto che non avevo la più pallida idea di quale tesi finale avrei potuto sviluppare. Sin dalla triennale, infatti,  ho sempre ritenuto che la tesi finale fosse un'occasione incredibile per alimentare le proprie passioni, l'idea di non saper cosa fare mi spiazzava un pochettino. Da qualche anno, però, avevo iniziato a fare fotografie. Il mio rapporto con la macchina fotografica non è mai stato simile a quello che ho con la chitarra, ad esempio. Ho sempre visto la fotografia più come una specie di gioco, che come uno strumento di introspezione personale. Fu in Erasmus Studio, nel 2012, la prima volta che capii come una passione nerdy come quella che avevo per la fotografia potesse tranquillamente intrecciarsi con il mio piano di studi di ingegneria elettronica. Contestualmente, l'esperienza parigina di erasmus mi aveva lasciato con un intenso desiderio di ripartire nuovamente e a marzo 2013, il giorno dopo aver sostenuto l'ultimo esame, partii per il Belgio tramite Erasmus Placement. Stavo iniziando un tirocinio di 6 mesi presso un'azienda che sviluppa sensori di immagine. Esattamente un anno dopo, marzo 2014, mi sono laureato alla magistrale con una tesi sulla caratterizzazione dei sensori di immagine, con un anno di ritardo rispetto al normale decorso di un master, ma con due esperienze internazionali alle spalle, di cui una un tirocinio.

Forte della peculiarità del mio percorso formativo, a distanza di circa due mesi dalla laurea ho iniziato a mandare mail qui e la per cercare lavoro. Personalmente non ho alcuna esperienza nel campo del job hunting, anche perchè l'azienda belga non si era fatta molti problemi ad accettarmi. La figura del tirocinante è la carne da macello perfetta, uno schiavetto che puoi addirittura permetterti di pagare poco o nulla. Come si può farsi sfuggire un'occasione del genere? Per fortuna che c'era il contributo Erasmus Placement che mi aiutava un po'.
Cosi cominciai pian piano a guardarmi attorno, ovvero a cercare di capire cosa google potesse offrirmi come opportunità lavorative nel mio campo. Sin dall'inizio ho voluto porre l'asticella il più in alto possibile ed andare alla ricerca di un lavoro inerente la mia formazione e preferibilmente il più lontano possibile dall'Italia e dall'Europa in generale. Iniziai cosi dagli Stati Uniti e selezionai ogni singola compagnia che trattasse di sensori di immagine in america.
Con le prime non ebbi molta fortuna, principalmente perchè si trattava di aziende enormi: Intel, Omnivision, Aptina etc. Queste aziende fanno spesso uso di sistemi automatici per la gestione delle application per offerte di lavoro, il che rende il tutto decisamente troppo impersonale. Probabilmente a distanza di mesi, le mie application non le hanno nemmeno notate. Mi spostai cosi sulle startup, controllando nello specifico le sezioni "Careers" dei loro siti internet. Alla fine optai per contattare un'azienda della silicon valley che cercava un ingegnere elettronico con anni di esperienza nella caratterizzazione dei sensori di immagine. Io, ben consapevole del fatto che la mia esperienza si limitasse a circa un solo misero anno, provai a contattarli comunque inviando CV, lettera di motivazione e link di download della tesi, specificando chiaramente nella mail che ero consapevole del fatto che loro cercassero una persona navigata per un posto fisso, ma che mi offrivo comunque come tirocinante. Mi risposero una settimana dopo per fissare un interview su skype. Era il Maggio del 2014.

Quattro mesi dopo mi ritrovo a scrivere questi post, partirò tra due settimane. Il visto è incollato nella prima pagina libera del passaporto, il volo è prenotato, l'accommodation pure ma con riserva.

In definitiva non so se questa storia possa mai servire a qualcuno. Secondo me la cosa fondamentale è poter essere in grado di dimostrare un legame stretto tra il proprio background e la richiesta di visto lavorativo J1. D'altro canto, come cercherò di spiegare in un post successivo, i documenti che è necessario presentare per un visto J1 sono molteplici ma tendono tutti a dimostrare che il vostro periodo negli stati uniti è adeguatamente motivato.

sabato 30 agosto 2014

lalucefamiracoli

Hei, penso proprio che questa frase sia una delle minuscole verità che governa la fotografia in generale. La mia perlomeno. Probabilmente perchè ora come ora quello che mi affascina non è tanto il significato di una foto, quanto la bellezza della stessa. Sono due cose completamente separate, bellezza e significato, vero? Forse le uniche due che non condividono alcun legame, se non quello di essere complementari all'insieme universo, algebricamente parlando.

Rispolvero, o meglio, dissotterro questo blog perchè mi sono accorto che c'è un sacco di arancione qui in giro. I pulsanti, la B contornata. Should ring a bell, since orange is my favourite colour.

Di cosa scriverò? Boh, non posso permettermi di essere troppo picky in questo senso. Ho scoperto che di mio faccio una fatica boia a comunicare in questa maniera, anche se scrivere mi piace parecchio. Quindi presto inizerò con qualcosa di dovuto e per cominciare racconterò di come ho appena ottenuto un visto J1 per l'america. Quando ancora mancava pochissimo per l'interview al consolato mi ero premesso che se fosse andato tutto liscio mi sarei dedicato a scrivere un articolo per chi in futuro avesse avuto l'opportunità di affrontare un'esperienza simile. Un sacco di volte mi sono ritrovato a sudare freddo davanti al PC per non sapere come rispondere ad alcune domande del DS-160, oppure per come pagare correttamente la fee dell'interview. A suo tempo mi avrebbe aiutato tantissimo trovare queste informazioni specifiche su internet e non fare semplicemente best guess.. ad ogni modo, a quanto pare il best guess ha funzionato comunque..